Se l'asta con incanto va deserta, il giudice ha tre differenti scelte da imboccare: un nuovo incanto, l'assegnazione ai creditori e l'amministrazione giudiziaria dell'immobile. La prima è la più comune: l'immobile viene posto di nuovo all'asta, m stavolta con una riduzione del prezzo base inferiore di un quinto a quello precedente (articoli 590-591 del codice di procedura civile).
E' evidente che l'abbattimento del prezzo in seguito ad asta deserta si può rivelare un buon affare sia per l'acquirente in buona fede, sia per certi operatori che si mettano d'accordo a disertare in massa la prima asta, in attesa del calo dei valori.
Qui vale il motto "cane non mangia cane", nel senso che in passato vi sono stati immobiliaristi che si spartivano le aste, attenti a non farsi concorrenza e a giungere comunque oltre la prima convocazione, per sfruttare i ribassi. Un comportamento, bisogna dirlo, sanzionato dal codice penale (articoli 353-354), ma che è difficile provare.
Oggi il principale nemico della cosiddetta "mafia delle aste" è la pubblicità, cioè l'accessibilità in tempo utile delle offerte sugli immobili da parte di tutti, in particolare su Internet: quando cresce la concorrenza degli acquirenti diviene più difficile manovrare le aste con accordi sotto banco